Facciamo una rubrica di posta su manie, complessi e tic dei collezionisti. Dentro però ci mettiamo anche delle altre cose.
Dice: vabbè, ma di intellettuali che s’impancano a scrivere resoconti di biografie noiosissime, fatte per lo più di sfibranti viaggi La Spezia-Milano, o di velleità accademiche coltivate per anni, o di quella volta che i genitori non vennero alla premiazione delle Olimpiadi di lingue e civiltà classiche, e insomma, più in generale, di un’idea largamente sproporzionata di se stessi – biografie troppo spesso spacciate nella bandella editoriale per distillati-di-Vita – non ce ne sono già abbastanza? Che vuoi sia mai successo nella vita di un collezionista, cioè uno che ha speso gran parte del suo tempo ad affastellare un mucchio di oggetti che, nel peggiore dei casi, hanno finito per congestionare lo spazio di un’abitazione e di una vita (avete presente l’accumulatore seriale di After Life? Ecco, quello è il caso limite), si diceva, che mai può essere successo nella vita di esseri umani del genere che possa in qualche modo riguardarci? Facciamo pure che avete ragione: il collezionismo in sé non è molto interessante. Ma quello che viene prima? tutti gli ingranaggi, le dinamiche psicologiche e cognitive che attivano un desiderio ossessivo-compulsivo, incoercibile, a tratti persino distruttivo, per il possesso o la contemplazione di un oggetto? Questo non riguarda, a vari livelli, tutti quanti? Noi crediamo di sì, e quindi ci facciamo una rubrica di posta.
Funzionerà così: risponderemo a tutte le lettere che vorrete inviarci senza prenderci – o prendervi – troppo sul serio, con l’idea che gli oggetti a cui ci lega una fissazione anche perversa partecipino almeno in parte della nostra umanità, che insomma ci somiglino più di quanto immaginiamo. E lo faremo citando un mucchio di casi, di aneddoti, di episodi più o meno divertenti ma sempre significativi, che servono per sentirsi un po’ meno soli nelle proprie fissazioni (quindi no, niente noiose biografie).