Quello che non ti aspetti dal Black
Dodici canzoni che non ti aspetti dal black metal.

Hubble Ultra Deep Field, NASA
Il black metal è un genere piuttosto sottovalutato, mal capito, male interpretato. Ho sentito spesso persone definirlo in tanti modi stereotipandolo tra grida esasperate – non credo di avere le orecchie così mal messe da non percepire acuti stratosferici (forse quelli della vicina sì) – e chiese incendiate. Certo, ci sono storie cringe sulla vita di qualcuno, ma non meno di quelle su un XXXTentacion qualsiasi. Questo genere, se visto al microscopio, rivela tante catene sonore potentissime imbrogliate tra stili musicali diversi – ad esempio dalla musica classica al doom – il cui ritmo fa da eco a un’emotività obliqua, nascosta, e lo fa senza creare dissonanze improponibili e senza fare di tutta l’erba un fascio insomma, soprattutto quando si parla di growl. Nel black il growl è una scelta, non ciò che definisce in maniera assoluta il genere; é semmai uno stile, un modo di enfatizzare, ma non va a circoscrivere un certo tipo di musica rispetto al resto. Per questo motivo ho selezionato dei brani lontani tra loro per temi, paesaggi, racconti eppure tutti accomunati da una delicatezza che non ti aspetti.
La playlist si può ascoltare anche su Spotify, qui.
1. Alcest, Sur L’Océan Couleur De Fer (Écailles de Lune 2010)
2. Ulver, Waltz of King Karl (Svidd neger, 2003)
3. Agalloch, The Wolves of Timberline (The Compendium Archive, 2010)
4. Les Discrets, Apres l’ombre (Ariettes oubliées, 2012)
5. Burzum, Die Liebe Nerpus (Hliðskjálf, 1999)
6. Ulver, I Troldskog Faren Vild (Bergtatt - Et Eeventyr i 5 Capitler, 1995)
7. Dornenreich, Dem Wind Geboren (In Luft geritzt, 2008)
8. Enisum, Arpitanian lands (Arpitanian lands, 2015)
9. Quorthon, Deep (Purity of Essence [Disc I], 1996)
10. Bathory, Ring of Gold (Nordland I, 2012)
11. Vàli, Skyggespill (Skogslandskap, 2013)
12. Der Weg Einer Freiheit, Haven (Noktvrn, 2021)